Ma questa è l’unica via

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May 042010
 

A colloquio con Alexander Ochs, direttore del programma

È uno dei massimi esperti americani di politiche energetiche, nazionali e internazionali, e di sicurezza energetica. Il suo nome è Alexander Ochs e La Nuova Ecologia l’ha intervistato per fare con lui un punto sull’impegno, e sui risultati, di Obama sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici.

Qual è lo stato della legislazione statunitense sui cambiamenti climatici?

Per chi non conosce il nostro sistema politico – la divisione del governo, i controlli e i bilanciamenti dei poteri esecutivo e legislativo – è difficile capire. La Camera dei rappresentanti ha approvato a giugno l’American clean energy & security act,

un documento con obiettivi modesti e a lunga scadenza su clima ed energia. È stata però la prima volta che una Camera ha approvato una legge per limitare le emissioni dei gas serra. Una legge, va sottolineato, passata per pochi voti: 219 contro 212, solo 8 quelli republicani. Ora tutta l’attenzione è al Senato, dove i democratici Barbara Boxer e John Kerry hanno portato a settembre il Clean energy jobs and american power act, una nuova legge sulle emissioni che implica massicci investimenti nelle energie pulite e nella ricerca e cattura dell’anidride carbonica. Vista con favore dagli ambientalisti, ha incontrato l’opposizione dei conservatori, che la ritengono troppo complicata, costosa e d’ampio raggio. Se passerà non sarà nella versione originale.

Ora che cosa accadrà?

Sono in discussione altre leggi. Innanzitutto il Carbon limits and energy for America’s renewal act, introdotto a dicembre dalle senatrici Maria Cantwell e Susan Collins. Con limiti più modesti sulle emissioni, questa legge cerca nuove strade nel dibattito sul cambiamento climatico e sull’energia. Prevede un sistema di tetti e dividendi che fornirebbe fino al 75% degli introiti della vendita all’asta dei permessi d’inquinare alle famiglie per compensare l’aumento dei costi energetici, che si presume saliranno dopo la regolamentazione delle aziende. Il rimanente andrebbe a un fondo di ricerca e transizione verso un’economia pulita.

 [Si prega di leggere l’intera intervista qui]